Dal 1° luglio 2025 cambia il perimetro della scissione dei pagamenti IVA o split payment: le società quotate nell’indice FTSE MIB di Borsa Italiana ne saranno definitivamente escluse. La novità – inserita nel decreto fiscale approvato dal Consiglio dei Ministri e già accolta dalla decisione UE 1552/2023 – dà concreta attuazione all’impegno assunto dall’Italia di rimuovere gradualmente questo regime speciale di deroga.
Cos’è lo split payment e come funziona
Lo split payment (art. 17-ter DPR 633/72), rappresenta una deroga al regime IVA ordinario. In questo meccanismo, l’IVA indicata in fattura dal fornitore non viene da questi versata all’Erario, ma è versata direttamente dal committente.
Decorrenza operativa: come individuare la data giusta
La modifica avrà efficacia dal 1° luglio 2025, ai fini dell’individuazione della decorrenza della nuova esclusione, rileva – salvo diverse indicazioni da parte dell’Amministrazione finanziaria – il momento di effettuazione dell’operazione ai sensi dell’art. 6 del D.P.R. 633/1972.
Esempi applicativi pratici:
- Consegna del bene o pagamento della prestazione avviene entro il 30 giugno 2025: lo split payment continua ad applicarsi, anche se la fattura è emessa successivamente;
- Operazione è effettuata dal 1° luglio 2025 in poi, andrà applicato il regime IVA ordinario.
Nel caso in cui la società committente dovesse ricevere una fattura con l’indicazione dello split payment, dovrà richiedere nota di variazione ex art. 26 D.P.R. 633/1972 e nuova fattura corretta, non potendo più sostituirsi al fornitore nel versamento dell’imposta.
Cosa cambia per i fornitori delle società FTSE MIB
Per le operazioni fatturate dal 1° luglio 2025 verso società FTSE MIB (es. Stellantis, TIM, ENI, Terna, Ferrari, Snam, Moncler, Pirelli, Poste Italiane):
- la fattura elettronica non dovrà più riportare il valore “S” nel campo “Esigibilità IVA”;
- L’imposta addebitata confluirà nella liquidazione periodica e verrà incassata dal cliente insieme al corrispettivo, salvo che operi il reverse charge;
- I fornitori dovranno adeguare i propri sistemi di fatturazione e procedure contabili.
Impatti su cassa, crediti IVA e flussi finanziari
Il ritorno alla rivalsa ordinaria evita ai fornitori il rischio di trovarsi strutturalmente a credito IVA: l’IVA a debito sulle vendite verso le società quotate potrà ora compensarsi con quella detraibile su acquisti e importazioni, velocizzando i rimborsi e migliorando il cash flow.